In questa performance le performer viaggiano attraverso galassie intime, fantascientifiche e distorte per parlare di ciò che è così difficile da spiegare.
Creano una dimensione utopica in cui la malattia cronica non è più un’ombra invisibile ma una creatura tangibile.

Immergendosi in Spooooonieland, una superficie orizzontale che ricorda un’epidermide danneggiata, i loro corpi possono finalmente trasformarsi nelle loro condizioni nascoste: sono anticorpi che si ribellano al “corpo sano a tutti i costi”, diventano delle larve-amanti che si sciolgono nella stanchezza e nel dolore cronico, giocando a fare le guardiane l’una dell’altra alla ricerca della cura e del piacere.
La ricerca fa eco a diverse teorie dei disability studies: la Spoon Theory di Christine Miserandino, il concetto di criptime e le esperienze personali delle performer.